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Depressione: non semplice tristezza, ma un vero "male di vivere"

Immagine del redattore: Dott.ssa Chiara ZioliDott.ssa Chiara Zioli

Che cos'è la depressione? E quale aiuto possono dare parenti e amici a chi ne soffre?



Conosciamo una persona che ha subito un grande lutto, una perdita incolmabile, una delusione inaccettabile, e ha smesso di uscire di casa, ha smesso di dormire o non riesce ad alzarsi da letto, ha smesso di desiderare, di provare interessi. Non si tratta di semplice tristezza e non si risolve con una pacca sulla spalla. Alcuni la definiscono "la malattia del secolo", altri "un male oscuro"... entrambi d'accordo sul fatto che la depressione porti con sé una sofferenza che probabilmente non si descrive a parole, e che coinvolge fortemente non solo la persona che ne soffre, ma anche le persone che gli sono vicine.

Cerchiamo di capire cosa intendiamo quando clinicamente parliamo di depressione.

Specifico clinicamente perché ormai questa parola è entrata nel vocabolario del linguaggio comune e gergalmente assume un significato spesso diverso. Vi sarà senz'altro capitato di descrivere una sensazione di tristezza, di inquietudine, di melanconia parlando di depressione: “Che depressione questa pioggia”, “Oggi mi sento proprio depresso”. In termini clinici è importante prima di tutto distinguere la depressione endogena, ovvero non dipesa da una situazione esterna scatenante, dalla depressione reattiva ad un evento fortemente drammatico o traumatico. In entrambi i casi però “La depressione non è la tristezza e il suo contrario non è la felicità, ma la vitalità.” La vita di ognuno di noi infatti si compone di momenti di tristezza, che se intesa come un'emozione fisiologica, uno stato d'animo naturale dell'individuo, riveste una funzione adattativa importantissima, motivazionale e di analisi. La depressione è invece per la persona che ne soffre totalizzante, causandone un generale rallentamento, sia fisico che cognitivo ed emotivo. Tanto che, in alcuni casi, non si è più nemmeno in grado di fare cose banali come andare al lavoro, farsi una doccia o alzarsi dal letto, che richiedono le stesse energie utile a scalare una montagna. Ogni azione si scompone nel cervello in tante micro azioni, tutte con un proprio peso specifico, tutte dispendiose di energia. E, soprattutto, tutte senza senso. Alcuni descrivono la sensazione di essere precipitati in un tunnel nero, altri la percezione che qualcuno abbia gradualmente ridotto la luminosità, fino a spegnere la luce, per arrivare a vivere nel buio. Quali sono quindi i sintomi della depressione? Tra i principali troviamo: perdita di energie, senso di fatica, disturbi della concentrazione e della memoria, agitazione motoria e nervosismo, perdita o aumento di peso, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), mancanza di desiderio sessuale, dolori fisici, senso di nausea. Si sperimentano emozioni quali tristezza, angoscia, disperazione, senso di colpa, vuoto, mancanza di speranza nel futuro, perdita di interesse per qualsiasi attività, irritabilità e ansia. Spesso si osserva una riduzione delle attività quotidiane, evitamento delle persone e isolamento sociale, comportamenti passivi, riduzione dell’attività sessuale, tentativi di suicidio.

La depressione inoltre può diventare altrettanto totalizzante per parenti o amici di una persona depressa; quando una persona si “ammala” infatti, si ammala anche l'intera organizzazione familiare di cui fa parte. Come aiutare quindi un amico o un familiare che sta vivendo questa situazione? Prima di tutto è fondamentale potersi permettere di sperimentare quelle emozioni che scaturiscono quando ci si trova nella situazione in cui un caro amico o un parente soffre di depressione. Parliamo quindi di sofferenza, di dolore, di frustrazione e di impotenza nel non riuscire a comprendere e ad aiutare, rabbia per non vedere apprezzato il proprio aiuto, senso di inadeguatezza, colpa e aggressività. Spesso infatti il tentativo di un parente o di un amico è quello di spingere la persona a reagire, parlando di quanto quella situazione non sia così grave, esortandolo a “darsi una mossa” o sollecitandolo a pensare a chi sta peggio. Questi tentativi sono destinati al fallimento, poiché andranno solo ad aumentare il senso di colpa che la persona già sperimenta nel “non potercela fare”. Fondamentale è invece prestare vicinanza emotiva, mettersi in una posizione di comprensione e ascolto non giudicante, e trasmettere alla persona che soffre il messaggio “Io ci sono e ti sto vicino”. E' infine fondamentale cercare di oltrepassare lo stigma sociale che questa malattia porta purtroppo ancora con sé, non sottovalutare i sintomi o pensare che la situazione si risolverà da sé e trovare il coraggio di rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psichiatra, che aiuti la persona cara a cercare la giusta strada per affrontare le sue sofferenze.

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